28 aprile 2015

Ciò che inferno non é

Ciò che inferno non è è l'ultimo libro di Alessandro D'Avenia ed è stato uno dei regali di Natale che mi è arrivato dritto e filato in Argentina.
La mia amica mi conosce bene e sa quanto avessi apprezzato Bianca come il latte e, anche se un po' meno, Cose che nessuno sa. 

Ciò che inferno non è racconta, come in tutti i libri di D'Avenia, due storie: quella del professore guida e quella di un adolescente come tanti, che però non si attenta di sopravvivere fino alla fine del liceo e diventare un adulto mediocre.
Siamo a Palermo, inizio anni '90, e c'è questo pretino che rompe i maroni ai mafiosi nel quartiere Brancaccio e questo Federico, uno sbarbatello di un quartiere decisamente più agiato, che decide di voler conoscere una realtà differente dalla sua. Questo prete è Padre Pino Puglisi, detto 3P, e Federico, forse, è l'autore stesso, che ha avuto la fortuna di essere suo alunno al liceo.

Di questo libro ho apprezzato che la guida non sia più un Sognatore un po' borioso, ma una persona vera. Don Pino Puglisi muore sorridendo al suo assassino, che è un disgraziato finito a fare la marionetta nella rete della mafia. Morire senza rancori, ma soprattutto aver vissuto come lui, è roba da eroi.

Chi però mi ha davvero colpito è Francesco, un bimbetto che è nato in una periferia di una città italiana. Ma poteva essere uno dei bimbi vispi che ho incontrato durante il mio servizio civile a Mendoza. Poteva essere un qualsiasi Juanito Laguna, "un bambino povero ma non un povero bambino" rappresentato nella sua quotidianità, tra i suoi sogni e le sue mille paure dall'artista argentino Antonio Berni. Il mio Francesco aveva gli occhi di D, il bambino che nell'incendio della sua casa aveva sacrificato la sua maglietta del Boca per "spegnere" la sua mamma... o per lo meno così raccontava.
Ho sentito il pugno che si è preso Federico forte come lo spintone che mi aveva tirato C, ma che ora mi scrive su facebook per sapere come sto e prima di andare via mi ha abbracciato forte mentre piangevo. Come quando S., 7 anni alto come un soldo di cacio e una voce perforante, mi urlava di tornarmene a casa mia che lui lì non mi voleva e poi ha continuato ad urlare per un anno, ma alla fine se gli dicevo di stare zitto un po' lo faceva.

Tante volte qualcuno mi ha detto, con toni più o meno provocatori, "se vuoi fare qualcosa puoi farlo anche qui, mica devi andare dall'altra parte del mondo eh". Ecco, io una risposta vera non l'ho ancora trovata da dare a questa mezza accusa.
Posso solo raccontare quello che ho visto: ho visto che [il mio là è l'Argentina, ma credo possa valere per tutto il SudAmerica] le periferie son ovunque. Il fenomeno del degrado in Italia riguarda una fetta minore della popolazione, in Argentina no. In Italia puoi essere ipocrita o semplicemente disinformato e non sapere che c'è chi vive in condizioni tremende, e saper definire cosa voglia dire tremendo, là no: là la realtà ovunque ti giri ti viene sbattuta in faccia con le baraccopoli proprio a bordo delle strade che fai sempre.
E alla fine, anche se non ho ancora la risposta  pronta, ho capito che ovunque tu sia l'importante è che qualcosa tu lo faccia. Ma non per loro, per te stesso e la persona che vuoi essere. Se non vuoi finire nel girone di quelli che hanno voltato lo sguardo da un'altra parte, pensando che quello che capita ad un altro essere umano, ad un tuo fratello, non siano fatti tuoi.
Juanito Laguna, Antonio Berni


Per saperne di più sul libro, si consiglia la recensione di Scarabocchi di pensieri.


10 commenti:

Laura ha detto...

Ciao Fede, mi hai fatto commuovere. Gran bel post. Immagino come tu ti possa sentire ora. Un'esperienza che ti ha riempito in tutti i sensi. Il libro io non ho ancora fatto in tempo a leggerlo. Povera me, Beatrice assorbe il mio tempo. E quando ho un pochino di tempo per me mi diletto qua, nei nostri spazi virtuali.

UIFPW08 ha detto...

Ecco questo lo compro si...grande Alessandro..
Un abbraccio Fede
Maurizio

Unknown ha detto...

Bello il tuo modo di leggere questo libro.

Luigi ha detto...

grazie Fede: finalmente adesso ho capito perché sei partita!!!
Un abbraccione

Charlie68g ha detto...

ho letto i primi due, ma per questo sono ancora esitante....

G ha detto...

A me è piaciuto molto! Molto commovente e pastello, come tutti i suoi libri!
L'ho tradotto per il corso di Tedesco, però...e che fatica! Ha uno stile che in tedesco è impossibile da rendere!

https://narrabondo.wordpress.com ha detto...

Tutto è inferno, nulla è inferno.

Sara ha detto...

Hai avuto il coraggio e la forza di affrontare un'esperienza impegnativa e grandiosa, brava Federica!

Unknown ha detto...

bravo, ho letto altri libri suoi e mi piace...questo mi manca ;)

Anonimo ha detto...

Bellissimo post! Mi hai fatto venire voglia di leggere il libro e mi hai convinta una volta di più (se ce ne fosse bisogno) che sei una persona fantastica.
A chi ti dice che non serviva andare così lontano per fare del bene, non rispondere. Tanto non capirebbe.
Bacio!